Un minuscolo puntino si stava avvicinando lentamente, attratto dalla gravità del pianeta. Le sue forme rivelarono quelle di un guscio-sfera, le sue trasparenze mostravano un interno vivo e pulsante.
Non c’era dubbio che si trattasse di una forma vivente molto evoluta. Il suo corpo, nella sua perfetta simmetria, nascondeva un cervello dai poteri prodigiosi, una macchina perfetta in grado di inferire una mole impressionante di dati.
L’essere cercava qualcosa o qualcuno tra le interminabili distese del pianeta. Forse si trattava di un appuntamento cosmico, o forse, più probabilmente, di un tentativo di comunicazione.
Il guscio aveva raggiunto una distanza dal pianeta sufficiente per entrare in orbita. A questo punto iniziarono i primi segnali.
Improvvisamente ci fu un esito positivo: l’essere aveva trovato il suo primo compagno ed aveva innescato il primo contatto telepatico. Ora, poteva cominciare a parlare…
Parla il Molide:
“…e migliaia di omdam ho attraversato prima di giungere nelle vicinanze della tua mente. Riesci a percepire il senso delle mie parole? Uhm! Il tephas mi rivela che la tua risposta è affermativa: dunque le mie onde telepatiche non viaggiano invano.
Sono un Molide, della famiglia dei Nomides Var Moli Des e, come avrai certamente capito, tra gli esseri più evoluti della galassia.
Potrò sembrarti un po’ presuntuoso, ma è così che ci considerano, per via del nostro senso particolare. Pensa: riesco a leggere nella mente di qualunque essere che sia più vicino di sedici omdam da me! E’ davvero una cosa strabiliante. Non sei d’accordo?
Uhm! Vedo che la tua risposta è affermativa. Sei un poco stanco? Pensi che sia meglio scollegarci per un po’?
Uhm! Dici di no, che è meglio proseguire. Come vuoi! Anch’io preferisco così.
Dunque, dicevo che il mio senso particolare è davvero straordinario! Ci considerano quasi come Dei; voglio, però confidarti una segreto.
Uhm! Dici che anche tu sei ansioso di conoscere il mio segreto.
Benissimo! Ora te lo rivelerò.
I miei singolari poteri, dipendono da un complesso sistema naturale che attua la cosiddetta pferosintesi, la formazione, cioè, di una potente emissione telepatica ad ampio raggio che utilizza le particolari proprietà dello Zimonio.
E’ per questo che sono continuamente in giro per la galassia senza un attimo di tregua. Devo continuamente localizzare nuove sorgenti di Zimonio che è la mia unica fonte di sostentamento, oltre naturalmente ad una certa dose di acqua viva, peraltro molto diffusa.
Non credere che questo mio continuo girovagare sia di mio gradimento.
Uhm! Come dici? Se mi sento solo?
Oh, no! Non direi proprio… Sono in grado di sopportare i lunghi periodi di permanenza nello spazio senza incontrare anima viva!
Certo che… se avessi qualcuno con cui parlare, il viaggio sarebbe ancora più piacevole. Non ti piacerebbe accompagnarmi?
Uhm! Dici che non puoi… Che non abbandonerai mai il tuo pianeta…
Sei proprio sicuro? Non vuoi ripensarci?
Uhm! Dici che non cambierai … idea….
(Lo sapevo! Non c’è da fidarsi degli esseri inferiori! Non si può mai contare su di loro!)
Addio amico. Che dici?
Uhm! Uhm! Come fai a sapere che sto andando verso Karidan?”
Parla l’Unicuum:
“… al diciannovesimo temporale ho avvistato un Molide, conosciuto anche come Zarich o Var Moli des.
Si tratterrà in orbita per settanta temporali tentando un contatto telepatico di quinto ordine. Dopodiché si dirigerà verso Karidan, coordinate 5 e 12.
Le domande cui sarò sottoposto sono:
D. Riesci a percepire il senso delle mie parole?
R. Sì
D. Sei un poco stanco?
R. No
D. (Implicita)
R. Sono ansioso di conoscere il tuo segreto
D. Non ti piacerebbe accompagnarmi?
R Non posso
Tutte le risposte sono state programmate.
Altre previsioni per il futuro: il Molide si allontanerà, non avendo gradito il rifiuto, cambiando la rotta prevista per Sarosha con quella per Karidan.”
(Forse avrei fatto meglio ad accompagnarlo.)
Parla il Total:
“Nello spazio sconfinato, due esseri solitari, che io stesso ho costruito, intrattengono una solitaria conversazione; l’uno, leggendo nel pensiero non ha bisogno della presenza del suo interlocutore e l’altro, che legge il futuro vive un presente che non può manipolare.
Vorrei che fossero a conoscenza della mia esistenza. Ma come posso comunicarlo loro senza distruggerli?”